Mai passati davvero “di moda”, i buoni fruttiferi postali hanno costituito fin dalla proclamazione dell’Unità d’Italia probabilmente la più conveniente e comoda forma di investimento a basso rischio consentito dai cittadini italiani, che senza doversi interfacciare ad una forma di supporto bancario hanno potuto fare ricorso a queste vere e proprie forma di obbligazioni.
Come ogni altra obbligazione, anche il buono postale ha esattamente questa funzione diciamo doppia ossia quella di generare un interesse calcolato, sicuro e certificato (ma soggetto a scadenza, come vedremo) ma anche di non portare il denaro alla stagnazione, facendolo quindi movimentare dal punto di vista finanziario, concetto che è importante ancora oggi. Ma in quali casi i buoni fruttiferi possono valere?
Il buono fruttifero postale
Questo può accadere in due modi, principalmente perchè i libretti fino a qualche decennio fa erano fisicamente disponibili solo in questa forma, e gli esemplari particolarmente antichi, pressappoco quelli corrispondenti a periodi come la fine dell’Ottocento ed entro gli anni 20 e 30 del Novecento risultano essere particolarmente interessanti dal punto di vista storico.
Fino agli anni 60 e 70 hanno costituito anche un qualcosa di molto vantaggioso per il cittadino comune per “mettere al riparo” ma anche per ottenere nel corso del tempo un guadagno interessante in associazione al buono fruttifero che è stato concepito proprio per far “fruttare” un patrimonio piccolo o medio che sia, sfruttando anche altre condzioni come ad esempio la tassazione assente (oggi è applicata al 12,50 %).
Buoni di valore, ecco come guadagnarci
Ma i buoni possono rivelarsi anche interessanti se “riconvertiti” allo stato di cose attuale, ossia riformulati delle cifre originali associate: infatti avendo costituito un bene molto diffuso anche per i propri figli e nipoti, oggi è possibile in alcuni casi far valere i propri buoni fruttiferi postali anche decine di migliaia di euro, rispettando però alcune condizioni:
- I buoni infatti, se hanno almeno 60 o 70 anni erano associati ad una cifra anche abbastanza alta per i tempi e può essere considerato un bene ancora attivo
- Anche se già ai tempi i buoni avevano come oggi, una scadenza, è possibile chiedere il rimborso se la domanda viene effettuata dal diretto interessato o dal diretto discendente ad esempio figlio o nipote
Questa domanda può essere accolta se il buono è stato ritrovato negli ultimi dieci anni, e presentando la richiesta presso un qualsiasi ufficio postale, che in parecchi casi ha dovuto effettivamente restituire il valore monetario del denaro associato al buono con i rispettivi interessi. Non sempre questo avviene in maneira agevole e può essere il caso, in situazioni specifiche, di fare ricorso a legali.
In alcuni casi come detto, vecchi buoni degli anni 30 e 40 anche da 100 o 500 lire hanno subito una valutazione moderna da parte delle Poste Italiane il che può significare in termini odierni anche un valore riconvertito in varie migliaia di euro, se ovviamente sono previste le condizioni e se il buono rispetta tutte le facoltà di essere soggetto a rimborso.