Il tema delle pensioni è sempre stato molto caldo e discusso non solo in politica, ma anche nell’opinione pubblica. Questo perché non c’è mai stata un stabilità tale da garantire un equilibrio per mantenere i pensionati, che col tempo si rivelano essere sempre più dei lavoratori attivi, mettendo, quindi a rischio l’intero sistema.
A quanto pare dal prossimo anno, sarà effettuata una rivalutazione delle pensioni, che sta già facendo tanto discutere. La Cgil ha fatto i suoi conti e dice che il governo potrebbe risparmiare un miliardo di euro con questa mossa. Ma questa cifra, praticamente, sarà pagata da chi è in pensione, rischiando di trovarsi meno soldi per affrontare le spese quotidiane.
La rivalutazione delle pensioni nel 2025
Ma sai cos’è davvero la rivalutazione? Facciamo un po’ di chiarezza. Non è una gentile concessione o un bonus che il governo ti regala. E’ un diritto vero e proprio, nero su bianco. Serve a una cosa molto semplice, ma fondamentale: far sì che le pensioni riescano a tenere il passo con il costo della vita, che purtroppo continua a salire.
Stando alle analisi della Cgil, i tagli alla rivalutazione potrebbero diventare un problema concreto. Per capirci, una pensione di 1732 euro netti al mese potrebbe perdere complessivamente circa 968 euro di mancata rivalutazione nel triennio 2023-2025. Facendo un altro conto, per chi prende 2029 euro netti, la perdita salire a oltre 3500 euro. Non sono cifre da poco, considerando che si tratta di soldi frutto di contributi versati in una vita di lavoro.
Chi ci perde di più?
Le pensioni più alte, ovviamente, subiscono perdite ancora più importanti. Sempre secondo il sindacato, una pensione più alta è e più alto saranno i soldi che andrebbe a perdere. Ci sono infatti dei conti fatti che possono esemplificare la percentuale di perdita, causata da una mancata rivalutazione. Ecco quali sono:
- Pensioni tra 4 e 5 volte il minimo recuperano l’85% dell’inflazione.
- Quelle tra 5 e 6 volte il minimo scendono al 53%.
- Sopra 10 volte il minimo, si recupera solo il 22%.
Facciamo un salto nei numeri su scala più ampia. Se consideriamo l’intera aspettativa di vita, un pensionato con 1732 euro netti, potrebbe perdere circa 8772 euro. Chi invece prendere 2646 euro netti rischia di rinunciare fino a 44462 euro. Questi soldi non tornano più indietro: una volta persi, sono andati.
Ala fine, il punto è semplice: le pensioni non sono un lusso, ma il risultato di anni di lavoro e contributi. Ogni tagli alla rivalutazione significa togliere potere di acquisto a persone che spesso fanno già fatica ad arrivare a fine mese. Tocca sperare che il governo prenda seriamente la e preoccupazione dei pensionati e trovi un modo più equilibrato per far quadrare i conti.