Facilitazione Spinale ed Osteopatia.

Facilitazione Spinale ed Osteopatia.

La Facilitazione Spinale.

Negli ultimi anni la ricerca in ambito scientifico ha fornito diverse spiegazioni sul dolore, e la facilitazione rappresenta un evento neurale importante. Detto molto in breve, il termine facilitazione, indica un aumento della possibilità di depolarizzazione.

Approfondiamo meglio l’argomento e andiamo a scoprire come mai è così importante conoscere questo evento.

facilitazioneIn fisiologia, la facilitazione, è un evento neuronale che può avvenire a seguito di un arco riflesso, nel quale più stimolazioni su differenti neuroni possono determinare risposte maggiori rispetto alla somma delle singole stimolazioni. Questo fenomeno avviene nei circuiti aperti e la condizione necessaria è che lo stimolo applicato ai neuroni sia di bassa intensità. In questo modo si genererà un potenziale d’azione soltanto a livello del neurone direttamente collegato ad esso.

Nel fenomeno della facilitazione, i neurotrasmettitori possono abbassare la soglia di attivazione del neurone postsinaptico. In questo modo, un altro impulso condotto lungo lo stesso percorso può essere trasmesso più facilmente.

L’uso ripetuto può inoltre provocare anche un ingrossamento della terminazione presinaptica, che così può contenere più neurotrasmettitore e liberarne maggiori quantità quando l’impulso la raggiunge. In questo modo si può creare un percorso abituale o preferito.

 

L’abbassamento della soglia di attivazione in una popolazione di cellule, viene chiamata facilitazione spinale. E’ stato dimostrato che le fibre afferenti primarie di piccolo calibro sono necessarie per innescare questo tipo di attività nel midollo spinale. (Anderson & Winterson 1995).

 

facilitazioneFacilitazione e midollo spinale.

La facilitazione è una caratteristica del sistema di piccolo calibro; si verifica e viene mantenuta a livello del midollo spinale. Non è un processo periferico, ma sopraggiunge quando viene alterata l’attività di un gruppo di interneuroni. Gli interneuroni interessati dalla facilitazione ricevono stimoli provenienti da molti tessuti periferici differenti fra cui la cute, i muscoli, le ossa, il tessuto connettivo ed i visceri. Questi interneuroni vengono chiamati cellule ad ampio spettro dinamico (WDR = Wide Dynamic Range), poiché rispondono ad un’ampia gamma di stimolazioni. La stimolazione convergente si accumula sulle cellule WDR, per cui la facilitazione può essere mantenuta in quanto la stessa cellula del midollo spinale che ha ricevuto lo stimolo iniziale, viene bombardata anche da segnali provenienti dal soma e dai visceri affetti da lesione.

Quando la lesione si risolve, la cellula WDR continua a ricevere gli stimoli provenienti dalle cellule convergenti. Anche se questo stimolo rimane di intensità lieve, riuscirà comunque a mantenere la sogli di attivazione nella cellula WDR.

 

Facilitazione e dolore.

Il fenomeno della facilitazione viene spesso chiamato in causa quando si parla di dolore. Ad esempio, si ritiene che impulsifacilitazione nocicettivi viscerali possano abbassare la soglia di attivazione delle fibre somatiche.  Le fibre viscerali sarebbero in grado di abbassare la soglia di eccitabilità di una determinata fibra somatica. Tutto questo provocherebbe una percezione dolorosa nelle aree di loro competenza.

 

Quando le fibre nocicettive vengono attivate, alterano il comportamento dei neuroni nel corno ventrale (He et al. 1988).

 

Le fibre del sistema afferente di piccolo calibro innervano i muscoli, le articolazioni e la cute. Quando questo sistema viene attivato, trasmette un segnale al corno ventrale, provocando la contrazione del muscolo.

Quando un’articolazione si infiamma, i muscolosi ad essa collegati, si contraggono in maniera importante e prolungata; l’ischemia che ne deriva, attiva le piccole afferenze primarie. Questi nocicettori del muscolo, trasmettono lo stimolo alle stesse cellule che inizialmente erano state attivate dall’infiammazione articolare. Nel corso dorsale si sommano diverse attività.

La facilitazione spinale può essere sostenuta poiché l’attività nocicettiva proveniente dal muscolo controlla le cellule del corno dorsale, che a loro volta controllano il corno ventrale.

Questo circuito può rimanere attivo anche se lo stimolo iniziale (es. lesione articolare) viene rimosso. Anche dopo che il tessuto è guarito, le cellule all’interno del corno dorsale possono rimanere sensibilizzate. In questo modo sarà sufficiente un minimo stimolo per riattivare nuovamente il processo. La soglia di attivazione può essere abbassata a tal punto da permettere agli stimoli non nocicettivi che convergono sulle stesse cellule del corno dorsale, di riattivare i sintomi del paziente (iperalgesia) e la risposta del corno ventrale.

La facilitazione spinale è uno dei meccanismi utilizzati per spiegare il dolore cronico. Spesso le persone affette da dolore cronico, possono avere episodi avuti anche solo a causa di irritazioni molto lievi.

facilitazioneL’interpretazione osteopatica.

Sebbene si tenda ad associare il fenomeno della facilitazione spinale al sistema muscolo scheletrico, anche i visceri possono essere interessati da questo fenomeno. Ad esempio, un’infiammazione dell’esofago può indurre una facilitazione spinale ed una volta risolto il disturbo, il paziente può acquisire una particolare sensibilità gastrointestinale.

Anche nei bambini che da neonati hanno sofferto di grave reflusso gastroesofageo, può esprimersi questo fenomeno. In entrambe i casi si tratta di un riflesso viscero-somatico. Anche se l’immunità gastrointestinale riveste un ruolo in questo processo, non si può ignorare la componente neurogena.

In Osteopatia riveste un ruolo importante la valutazione ed il trattamento viscerale. L’integrazione di questo approccio può aiutare molto nella risoluzione di molte sindromi dolorose. 

Irvin Korr sosteneva che una facilitazione a livello del segmento spinale corrispondente allo stadio lesionato, potesse portare ad un abbassamento della soglia di risposta ai messaggi sensoriali di ogni natura che pervengono a questo livello, di origine muscolo scheletrica viscerale e cutanea.

Sostenere che una disfunzione viscerale possa essere causa di un mal di schiena, piuttosto che di un dolore agli arti non è inverosimile. Piuttosto, sarebbe opportuno conoscere la fisiologia.

Il trattamento osteopatico in alcuni casi può essere risolutivo, ma non in tutti. La collaborazione con un/una Nutrizionista risulta vincente. Uno stile di vita alimentare non adeguato incide notevolmente sull’insorgenza di dolori muscolari.