La mobilità articolare.

La mobilità articolare.

mobilità articolareLa Mobilità Articolare.

La mobilità articolare è la capacità e la qualità che permette di eseguire movimenti da dì grande ampiezza (> R.O.M. = Range Of Motion), con le proprie forze o grazie all’intervento di forze esterne. E’ tra le principali forme di sollecitazione sportiva ed assume una posizione intermedia tra le capacità coordinativee quelle condizionali.

Il termine flessibilità è utilizzato con lo stesso significato, mentre il termine elasticità, che a volte viene utilizzato, erroneamente, si riferisce, in fisica,alla capacità di un materiale/corpo di opporre resistenza meccanica alle forze che agiscono su di esso e di riacquistare la propria forma iniziale quando queste forze cessano.

Il termine articolarità è solitamente riferito alla struttura articolare, mentre la capacità di allungamento o stretching, riguarda muscoli, tendini, legamenti ed apparato capsulare.

Mobilità generale e speciale.

Quando si parla di mobilità articolare, la si può suddividere in mobilità generale, riferita ad una buona escursione di movimento dei principali sistemi articolari, mentre si parla di mobilità speciale riferita all’escursione di una determinata articolazione ( es. mobilità accentuata nelle articolazioni dell’anca, necessaria negli ostacolisti o mobilità accentuata nella articolazioni del cingolo scapolare nei nuotatori ). Comunque la mobilità articolare speciale è quasi sempre subordinata a quella generale: i più recenti studi sulla fascia hanno evidenziato le caratteristiche del tessuto connettivo, che avvolge ogni cellula del nostro organismo.

 

mobilità articolareMobilità attiva e passiva.

La mobilità articolare può essere divisa anche in mobilità attiva, ovvero la massima escursione di movimento che può essere raggiunta contraendo i muscoli agonisti ed allungando gli antagonisti. E’ la più importante nello sport e la forza è un fattore che risulta determinante nell’ampiezza dei movimenti.

La mobilità articolare passiva invece, è considerata la massima escursione di movimento che può essere raggiunta con l’ausilio di forze esterne ( l’aiuto di compagno di allenamento, il terapista, un attrezzo ) e solo grazie alla capacità di allungamento/rilassamento dei muscoli antagonisti.

La differenza tra le due tipologie di mobilità articolare, attiva e passiva, è definita “riserva di movimento” ( cfr. Frey 1975, 352) e dovrebbe indicare il limite raggiungibile la mobilità attiva, anche se questa differenza rimane ed è difficilmente colmabile: la mobilità passiva è sempre maggiore di quella attiva.

La mobilità articolare può essere sia statica che dinamica.

 

Importanza della mobilità articolare.

La mobilità articolare rappresenta un presupposto elementare per un’esecuzione qualitativamente e quantitativamente migliore, di un movimento. (Harre 1976, 170)

Migliorando la mobilità articolare è possibile eseguire movimenti di grande ampiezza con maggiore Forza, Rapidità, Facilità, Fluidità ed Espressività ( un esempio pratico lo si può vedere nei ballerini o nelle ballerine, che compiono gesti tecnicamente difficili e fisicamente impegnativi, con grande forza, rapidità, fluidità ed espressività).

L’allenamento della mobilità articolare è una componente indispensabile, sia nel processo di allenamento, che nella vita di tutti i giorni, utile a migliorarne la qualità.

 

Mobilità Articolare e Sport.

Nello sport  una non sufficiente capacità di allungamento e rilassamento della muscolatura, è difficile eseguire un movimento coordinativamente tecnicamente perfetto, poichè non può essere eseguito in modo ottimale dal punto di vista dinamico e spazio-temporale. J.Weineck (L’allenamento Ottimale).

Esempi pratici sono i/le ballerini/e, le pattinatrici di figura, le ginnaste.

Un’adeguata mobilità articolare migliora  il processo di apprendimento motorio e la capacità di sopportare sollecitazioni motorie di tipo condizionale. Una muscolatura retratta (accorciata) e con scarsa capacità di allungamento, sarà in grado di produrre minor Forza.

 

mobilità articolareI benefici di una buona mobilità articolare.
  1. Miglioramento della Forza. E’ possibile eseguire movimenti più rapidi e potenti -> la traiettoria di accelerazione si allunga, la resistenza della muscolatura antagonista si riduce e, per via riflessa, grazie all’aumento del pre-stiramento, viene coinvolto un maggior numero di fibre muscolari.
  2. Miglioramento della Rapidità. Un movimento più fluido può essere di conseguenza più rapido -> es. nella corsa, un pre-stiramento dell’articolazione tal-crurale (muscolatura surale =polpaccio), permette un > impulso di forza nella spinta a terra, mentre un movimento posteriore dell’arto di slancio, fino all’altezza dei glutei, di cui sono corresponsabili i flessori dell’anca e l’allungamento del quadricipite femorale, permette un movimento di avanzamento più potente ( basta osservare i velocisti nell’atletica leggera).
  3. Miglioramento della Resistenza. Una migliore mobilità articolare aiuta a rendere il gesto più economico (< opposizione della muscolatura antagonista), abbassando il costo energetico;
  4. Prevenzione di traumi e lesioni. (cfr. Viktorsson-Moller 1983, 349; Henricson et l. 1983, 74; Ekstrand et al. 1983, 116; Schober et al. 1990, 88). Una maggiore capacità di allungamento e rilassamento di muscoli, tendini e legamenti contribuisce ad una migliore tollerabilità del carico, con conseguente prevenzione sugli infortuni.
  5. Prevenzione sulla salute ( Postura e Squilibri muscolari).Sollecitazioni importanti sulla rapidità o forza rapida producono accorciamenti, così come le posture passive prolungate (es. seduti in ufficio), e un adeguato lavoro sulla mobilità articolar e sullo stretching aiuta a compensare questi squilibri.
  6. Miglioramento del recupero. Una maggiore capacità di rilassamento muscolare aiuta a migliorare il recupero dopo un allenamento o una prestazione sportiva.
  7. Regolazione psichica.  Una muscolatura contratta, spesso è associata ad uno stato di tensione mentale -> migliorare la capacità di allungamento/rilassamento muscolare, produce effetti anche a livello psichico;
  8. Maggiore potenziale. Se si riducono gli infortuni, un atleta può allenarsi meglio e con più regolarità, sfruttando al massimo le sue potenzialità, senza i condizionamenti negativi che una sosta forzata produce, di conseguenza l’atteggiamento mentale diventa più positivo verso un allungamento duro e a lungo termine. Questo aspetto può essere riportato nella vita di tutti i gironi: il dolore cronico ha un effetto negativo a livello psicologico, svegliarsi ogni mattina con qualche dolore, che limita i movimenti,  produce un atteggiamento mentale negativo con conseguenze verso gli altri, verso la vita sociale e verso se stessi, creando un circolo vizioso dal quale diviene sempre più difficile uscire con il passare del tempo.

 

 

Le modificazioni del valore di tono muscolare necessario, possono portare a cambiamenti dello stereotipo motorio, ovvero un’alterazione della coordinazione, i muscoli non cooperano nel modo usuale o non si contraggono più nella successione che è stata automatizzata, e ciò influisce negativamente sulla capacità di adattamento e di carico delle strutture interessate. L’aumento del tono e/o gli accorciamenti muscolari sono spesso causa e/o concausa di tendinopatie inserzionali e di disturbi al rachide, in maggioranza nella zona lombo-sacrale, che si accompagnano a modificazioni dell’attrazione muscolare (stereotipo motorio), favorendo i traumi.

 

I diversi gruppi muscolari lavorano secondo catene muscolari, per cui l’accorciamento di un muscolo si ripercuote sull’intera catena, compromettendo il pattern di movimento.

(cfr. Weber, Bauman 1988, 219)

 

mobilità articolareQuando è più opportuno allenare la mobilità articolare?

L’età ottimale per l’allenamento della mobilità articolare è tra gli 11 ed i 14 anni (Sermejew 1964, 436); se si è svolto un buon lavoro, negli anni successivi sarebbe necessario un adeguato mantenimento  (Zaciorskij 1972, 111). Anche se l’età ottimale è quella indicata, è  possibile comunque ottenere miglioramenti anche prima o dopo questo periodo.

Differenze anatomiche.

La possibilità di movimento è correlata inevitabilmente alle forme delle articolazioni e delle ossa, che cambia notevolmente tra ogni individuo.

 

Influenze della massa e del tono muscolare sulla mobilità articolare.

Secondo Harre (1976, 171),  se viene svolto un allenamento adeguato sulla mobilità articolare, la capacità di allungamento della muscolatura non viene danneggiata dall’ipertrofia. Questa affermazione può essere condivisa se ci si riferisce all’allungamento muscolare, ma riferito ad alcuni gruppi muscolari, non può essere generalizzato: è impossibile pensare che un bodybuilder, seppur ben allenato sulla mobilità articolare, abbia la stessa mobilità generale di un ballerino di danza classica. Anche la fluidità e l’armonia dei movimenti risulta profondamente diversa. Quello che si può trarre invece, da ciò ch afferma Harre, è che anche atleti con una grande massa muscolare possono avere comunque una buona mobilità articolare, che permetterà loro di ottimizzare la loro prestazione.

Per quanto riguarda il tono muscolare, o meglio, l’ipertono, la capacità di rilassamento del muscolo, e la resistenza opposta al muscolo dalle strutture muscolari  sono fattori limitanti la capacità di allungamento di un muscolo.

Nella relazione del tono muscolare, svolgono un ruolo molto importante i fusi neuromuscolari, strutture preposte a recepire il grado di stiramento del muscolo e disposti in parallelo rispetto alle fibre muscolari. Il tono muscolare viene regolato a livello centrale, ed i fusi neuromuscolari fungono da tramite: ad esempio la muscolatura del tronco (addome e dorso) deve sempre mantenere un determinato tono (grado di tensione) per asservire alle funzioni principali (mantenimento della stazione eretta), abbassandolo (posizione sdraiata e/o durante in sonno) od innalzandolo (durante un’attività muscolare)  al bisogno.

Se il tono muscolare è eccessivo o se la capacità di allungamento è insufficiente, si avranno degli effetti negativi sulla mobilità articolare e di conseguenza sulla prestazione sportiva, soprattutto negli sport dove una buona capacità di pre-stiramento della muscolatura agonista ed una successiva rapidità di contrazione risultano determinanti. I fusi neuromuscolari sono altresì importanti per proteggere la muscolatura da eccessivi stimoli di allungamento, sensibilità che è sotto il controllo del sistema gamma.

 

La mobilità articolare viene influenzata, essenzialmente dalla resistenza delle fasce muscolari, dei tendini e delle capsule articolari.

(cfr. Ramsey, Street 1940, 11; Johns, Wright 1962, 824)

 

Rispetto al muscolo, l’estensibilità dei tendini, dei legamenti e delle capsule articolari, così come del tessuto connettivo in generale, può essere migliorata, ma ha dei limiti più ridotti, anche a causa della funzione stabilizzatrice cui devono assolvere queste strutture.

 

Età e mobilità articolare.

Tendini, legamenti ed aponeurosi, manifestano una diminuzione del numero di cellule, una perdita di mucopolisaccaridi ed una riduzione delle fibre elastiche, con l’aumentare dell’età.  (Cotta – 1978, 149)

L’apparato muscolare rappresenta il maggiore sistema organico  ed è particolarmente soggetto ai cambiamenti provocati dall’età (Cotta – 1978, 150)

Un allenamento costante non è in grado di annullare completamente queste involuzioni, che dipendono dalla fisiologia dell’invecchiamento, ma può sicuramente influenzare il grado con il quale si manifestano determinati processi, in una parola: PREVENZIONE, ovvero stimolare la salute.

Anche il sesso è un altro parametro importante, in quanto sia la mobilità articolare, che la capacità di allungamento muscolare, e l’elasticità, sono leggermente maggiori nelle donne, a causa di differenze ormonali.

 

La mobilità articolare rappresenta l’unica delle forme principali di sollecitazione motoria che raggiunge il suo massimo già nel momento del passaggio dall’infanzia e dall’adolescenza all’età adulta, per poi iniziare a diminuire.

(J. Weineck – L’Allenamento Ottimale)