La scoliosi.
Il termine scoliosi deriva dal termine greco skolíosis = “incurvamento”, che a sua volta deriva da skolíos = “curvo”.
Una delle vecchie definizioni di scoliosi la definiva in questi termini:
deflessione del rachide sul piano frontale con presenza di rotazione vertebrale e conseguente formazione di gibbo costale e/o lombare dal lato della convessità della curva. Le curve e i gibbi non sono reversibili e non esiste causa conosciuta e certa di tale affezione. La scoliosi evolve in peggioramento durante tutto il periodo della crescita.
Grazie agli studi ed alle intuizioni di Renè Perdriolle, la vecchia definizione di scoliosi è stata rivisitata.
Si definisce scoliosi o scoliosi idiopatica, una torsione del rachide caratterizzata da una o più deviazioni della colonna sul piano frontale, con torsione vertebrale più accentuata a livello dell’apice (o degli apici) della curva, e conseguente formazione di uno o più gibbi dalla parte della convessità di tali deviazioni. Tale deformazione non è reversibile ed è quasi sempre contraddistinta da rettilinizzazione sul piano sagittale del rachide dorsale e da alterazione (accentuazione o rettilinizzazione) del rachide lombare. La scoliosi evolve in peggioramento durante tutto il periodo della crescita. Oltre un certo grado di curvatura, il peggioramento continua anche dopo la maturità ossea, sia pure in misura ridotta. (Da o,5 a 2° Cobb ogni 5 anni).
Utilizzando una terminologia molto più semplice, la scoliosi si può definire come una patologia muscolo scheletrica in cui la colonna vertebrale presenta una curvatura laterale anomala.
Oltre l’80% delle scoliosi viene diagnosticato durante l’adolescenza. In 7 casi su 10 riguarda il sesso femminile e colpisce circa il 3% della popolazione, anche se è grave in meno dello 0,5 x mille.
Come identificare una scoliosi.
Premesso che per identificare una scoliosi è necessario rivolgersi ad un professionista sanitario preparato, ci sono 3 segni distintivi per classificarla.
- Deviazione rachidea sul piano frontale.
- Torsione con rotazione vertebrale prevalente sul piano orizzontale e conseguente gibbosità.
- Tendenza al raddrizzamento delle curve dorsali e lombari sul piano sagittale. Più raramente vi è un’accentuazione delle cifosi e lordosi.
L’assenza o la scarsa rilevanza nel tempo del 2° e 3° segno, consente identificare una scoliosi con scarsa o nessuna evolutività, oppure di atteggiamento scoliotico.
Nelle scoliosi gravi, dove la torsione raggiunge o supera i 90°, si verifica sempre l’orientamento in apertura degli spazi inter-vertebrali dorsali all’indietro.
La misurazione della deviazione scoliotica viene espressa in gradi (angolo di Cobb). Questo angolo si ottiene tracciando due rette tangenti rispettivamente alle limitanti della prima ed ultima vertebra colpite da scoliosi. Le due perpendicolari a queste rette si intersecano formando un angolo che indica l’entità in gradi (Cobb) della deviazione scoliotica.
Circa il 7-8% degli adolescenti presenta una scoliosi compresa tra i 5 e gli 11° di Cobb, mentre il 2-3% è tra gli 11 ed i 20° di Cobb. Lo 0,3%-0,5% presenta invece una scoliosi compresa tra i 20 ed i 30° di Cobb (l’1,2% delle femmine e lo 0,1% dei maschi), e solo lo 0,2-0,3% presenta una deviazione superiore ai 30° di Cobb.
Paramorfismo o dimorfismo?
La scoliosi viene definita come una forma di dismorfismo ed è, come citato in precedenza, una condizione che implica una complessa curvatura laterale e di rotazione della colonna vertebrale. La rotazione delle vertebre determina il gibbo, in genere costale. Questa deformazione è più evidente a livello costale.
Esistono delle eccezioni in cui non vi è rotazione, in questo caso si definisce atteggiamento scoliotico. In questo caso si parla quindi di paramorfismo.
Per paramorfismo si intende un’ alterazione acquisita della forma esterna del corpo e dei suoi atteggiamenti funzionali abituali, dovuta ad astenia e ipotonia muscolare.
Al contrario, per dismorfismo si intende un’alterazione morfologica cronicizzata a carico dello scheletro che non recede facilmente, ma tende a peggiorare nel tempo. I dismorfismi possono essere classificati in simmetrici e asimmetrici. Quelli simmetrici provocano un dislivello sul piano sagittale, mentre quelli asimmetrici, invece, lo provocano sul piano frontale.
Scoliosi idiopatica.
La scoliosi è definita nell’80-85% dei casi idiopatica, parola che indica che per ora non ne conosciamo le cause. Negli altri casi è secondaria a malattie neurologiche, congenite, metaboliche, etc…
La scoliosi idiopatica è una patologia famigliare, ovvero, se qualcuno in famiglia ce l’ha, è possibile che anche altri ne soffrano, sia pure con diversa gravità. Di solito si presenta durante la crescita e peggiora sino alla maturazione ossea, con un picco a inizio pubertà, alle soglie dell’adolescenza. Se supera certi livelli (spesso oltre i 30°, quasi sempre oltre i 50°), l’evolutività non termina con la crescita, anche se diviene molto lenta (0,5-1 grado all’anno). Spesso ne consegue un incurvamento di lato e in avanti in età anziana.
La scoliosi idiopatica minore.
Si parla invece di scoliosi idiopatica minore, quando rimane entro alcuni parametri.
- La deviazione del rachide non supera il valore angolare di 30°.
- La componente di rotazione è minima.
- La componente di raddrizzamento sul piano sagittale è limitata.
- Non è indispensabile un trattamento ortopedico e/o chirurgico.
- Il paziente può essere seguito esclusivamente o comunque, prevalentemente con la chinesiterapia.
Esistono delle linee guida generali, per il percorso terapeutico da seguire, in base alla gravità della curva.
- Fino a 15-20°: Nessuna terapia, attività motoria generica per potenziare i muscoli paravertebrali.
- Oltre i 20° fino a 30-35°: busto ortopedico.
- Oltre i 35-40°: trattamento chirurgico.
Le possibili cause.
Tra le ipotesi eziologiche più probabili ci sono quelle genetiche, famigliari, legate al sesso ed alla crescita puberale.
Tra le altre varie cause si possono inserire anche cause legate a:
- ossa;
- muscoli;
- postura;
- sesso;
- alimentazione;
- razza;
- trasmissione ereditaria;
- nucleo famigliare;
- situazione sociale;
- momenti dello sviluppo;
- SNC.
Epidemiologia.
Di tutti i tipi di scoliosi, quelle idiopatiche rappresentano circa il 75%. Le scoliosi presunte che andrebbero sorvegliate si stimano in circa il 6% della popolazione scolastica. In percentuale maggiore, ne sono complite l femmine (8 su 10). Tra gli adulti, circa il 2% è colpito da scoliosi. L’aggravamento delle scoliosi in età adulta è di circa mezzo grado Cobb ogni due anni per curve da 30° a 50° e mezzo grado all’anno per scoliosi superiori ai 50°.
Prognosi.
La prognosi di una scoliosi, ovvero il giudizio clinico sulla evoluzione futura della malattia, dipende da diversi fattori come: maturazione scheletrica, età, menarca, sede, rotazione, entità della curva in gradi.
Il test di Risser consente di stabilire il grado di sviluppo osseo (maturazione scheletrica), valutando l’ossificazione delle creste iliache. Il risultato può variare da Risser 0 (non esiste nucleo di ossificazione) a Risser 5 (ossificazione completa che si manifesta, in genere, 2-3 anni dopo la pubertà ). Fino a Risser 2 il rischio di peggioramento è del 50%, dopo Risser 2 Il rischio si riduce al 20%.
Atteggiamento scoliotico.
Quando si parla di atteggiamento scoliotico si tratta di una deviazione reversibile del rachide sul piano frontale. Questa deviazione dovrebbe avere una scala o nulla componente di torsione sul piano orizzontale o di raddrizzamento sul piano sagittale.
Classificazione delle scoliosi, secondo le cause.
Le cause principali di una scoliosi funzionale (reversibile) possono essere:
- alterazioni strutturali;
- posturali (statiche e dinamiche);
- posizioni antalgiche;
- psichiche.
Le alterazioni posturali possono essere dovute principalmente ad asimmetrie del bacino. Tra le cause ci possono essere: un arto inferiore più corto, un’ipogenesia del bacino, uno squilibrio muscolare dovuto a retrazioni/contratture o paresi.
Anche un arto più pesante (ad es. arto ingessato, abnormemente ipertrofico o eccessivamente sollecitato).
Per alterazioni posturali statiche si tratta di deviazioni dovute ad errate posizioni mantenute a lungo. Per quelle dinamiche invece, si tratta di movimenti frequenti e ripetitivi che riproducono schemi posturali asimmetrici caratterizzati da una unilateralità. Si tratta di instabilità posturali fisiologiche contraddistinte da frequenti cambiamenti della posizione del bacino, dallo spostamento del carico su un arto inferiore o delle posizioni del tronco e degli arti superiori.
I fattori posturali possono essere indipendenti da altre cause che non siano imperfezioni dello schema corporeo, oppure possono dipendere dai fattori strutturali.
Riferendosi a fattori antalgici, si intendono situazioni in cui un dolore unilaterali può provocare una deviazione scoliotica. Le condizioni più frequenti sono dovute a contratture muscolari asimmetriche o ad un’ernia discale.
Tra i fattori psichici invece, situazioni di depressione o malattie psichiatriche, possono evidenziare deviazioni scoliotiche.
Esistono anche altre classificazioni delle scoliosi: secondo il tipo di curve, secondo la Scoliosis Research Society, secondo Perdriolle, secondo Gruca, secondo l’età di insorgenza, secondo l’entità del valore angolare o secondo il trattamento.
Un’ulteriore suddivisione piò essere fatta in base alla curva primaria.
Scoliosi con una curva primaria (70%):
- Toraciche (circa il 25%).
- Dorso-lombari (circa il 19%).
- Lombari (circa il 25%).
- Cervico-dorsali (circa l’1%).
Scoliosi con doppia curva primaria (30%):
- Dorsale e lombare (circa il 23%).
- Con doppia curva toracica.
- Toracica e toraco-lombare.
Osservazione, trattamento e prevenzione
Per scoliosi con angoli compresi tra i 15° ed i 20°, a seconda della sede, dato il rischio di peggioramento, si interverrà prima in una curva toracica che in una lombare. L’osservazione prevede controlli clinici ogni 6 mesi e controlli radiografici annuali. La prevenzione si attua tramite l’educazione posturale e la regolare pratica di attività fisica.
Per scoliosi con angoli compresi tra i 25 ed i 40 gradi, il trattamento ha lo scopo di fermare o rallentare l’evoluzione della curva. Esistono diverse soluzioni terapeutiche incruente adattabili alla gravità della situazione, tra cui la chinesiterapia.
Nelle situazioni più gravi si utilizzano corsetti di vario genere (Milwaukee, gessati, Lionese, Lapadula ecc.), che hanno però lo svantaggio di limitare i movimenti e di essere molto scomodi per il paziente.
Il trattamento chirurgico.
Il trattamento chirurgico ha lo scopo di bloccare la deformità impedendone l’evoluzione ed evitando così complicazioni respiratorie o neurologiche. In seguito al trattamento chirurgico si ha purtroppo la perdita del movimento. Per questo motivo tale approccio viene utilizzato solo nei casi più gravi (deviazioni maggiori di 35-40°).
In generale il trattamento chirurgico si attua ad accrescimento vertebrale ultimato (15-17 anni) per evitare che l’artrodesi interferisca con l’accrescimento osseo. L’utilizzo di un corsetto gessato può rappresentare una valida terapia nei casi in cui l’accrescimento osseo debba ancora terminare. Il corsetto gessato viene utilizzato anche in seguito al trattamento chirurgico, per immobilizzare temporaneamente il rachide.
Attività fisica e scoliosi.
Lo scopo che dovrebbe avere l’attività fisica in soggetti scoliotici è quello prevenire e correggere quelli che sono gli atteggiamenti e le patologie dell’apparato osteo-articolare e locomotore. Un’errata postura crea squilibrio di tono e di adattamento tra i gruppi muscolari con conseguente errato allineamento dei segmenti articolari modificando così i rapporti biomeccanici tra di loro. Uno degli obiettivi principali è quello di costruire un corsetto neuro-muscolare per offrire un maggiore controllo ed una migliore stabilità della colonna.
Quando si parla di scoliosi è sbagliato considerare il nuoto come mezzo primario di prevenzione e cura. Alla luce delle conoscenze attuali gli sport di carico hanno infatti effetti benefici di gran lunga superiori al nuoto.
Al contrario, sport che richiedono movimenti asimmetrici o un inarcamento forzato della schiena, possono risultare dannosi. Per contrastare la scoliosi quindi occorre scegliere sport di carico che non prevedano mobilizzazioni eccessive della colonna vertebrale. Risulta ancora più indicata la pratica della ginnastica posturale o ginnastica correttiva, sotto la supervisione di un esperto.