Mal di testa: cause, sintomi e rimedi.
Il mal di testa, che in termini medici è definito cefalea, è una delle patologie del sistema nervoso più comuni e più fastidiose; attualmente è ancora privo di una esatta ed esauriente spiegazione scientifica. Nel linguaggio comune per mal di testa si intende il dolore provato in qualsiasi parte della testa o del collo. Questo dolore potrebbe anche essere un sintomo di diverse patologie, per cui andrebbe sempre eseguito comunque un controllo medico.
A livello anatomico-fisiologico, il tessuto cerebrale di per sé non è sensibile al dolore, poiché manca di recettori adatti (nocicettori). Il dolore viene percepito per via della perturbazione delle strutture sensibili che si trovano intorno al cervello.
Tra la testa ed il collo, sono 9 le zone in cui sono presenti questi recettori:
- Cranio;
- Muscoli;
- Nervi;
- Arterie;
- Vene;
- Tessuti sottocutanei;
- Occhi;
- Orecchie;
- Seni paranasali;
- Mucose.
Non sono ancora chiari i motivi per cui questi segnali dolorosi vengano inizialmente attivati.
La cefalea (mal di testa), si presenta come un dolore alla testa, diffuso o circoscritto, pulsante o fisso, talvolta accompagnato da altri sintomi (vomito, febbre, vertigini, aumento della lacrimazione, fotosensibilità). Questo stato spiacevole può durare da qualche minuto fino a molte ore, ripresentandosi a intervalli regolari (cefalea cronica) o soltanto sporadicamente, anche a distanza di molto tempo. (paginemediche.it) Le tipologie più frequenti sono la cefalea di tipo tensivo, l’emicrania, la cefalea a grappolo e le cefalee croniche.
La cefalea (mal di testa) è caratterizzata non solo da dolore ma anche da una grave disabilità.
In tutto il mondo, la WHO (World Health Organization) ha stabilito che l’emicrania da sola è al 19° posto tra le causa di disabilità.
La cefalea crea problemi sia sociali che economici, per coloro che ne sono affetti. I ripetuti attacchi di cefalea e spesso la costante paura del successivo attacco, danneggiano la vita famigliare, sociale e lavorativa.
Si stima che in Europa l’emicrania comporti costi pari a 27 miliardi di euro all’anno tra ridotta produttività e giorni di lavoro persi.
Chi soffre di mal di testa, risulta maggiormente irritabile, ansioso (talvolta soffre di attacchi di panico) ed ha un livello di stress superiore alla media. In tutta Europa la cefalea continua ad essere sottostimata, spesso rimane non diagnosticata e non trattata. In termini di fondi e ricerca, malgrado la sua alta prevalenza, la cefalea è tutt’ora trascurata.
Cause e fattori di rischio.
Le cause della cefalea, soprattutto di quelle primarie non, non si conoscono ancora perfettamente. In genere non hanno quasi mai un’unica causa, ma nella maggior parte dei casi, rappresentano il risultato dell’interazione tra:
- predisposizione genetica;
- cause endogene;
- fattori scatenanti.
Il mal di testa può anche essere il risultato di un trauma o, più raramente, segno di una condizione medica più grave. In questo caso possiamo parlare di cefalee secondarie, che possono rappresentare, infatti, un sintomo aspecifico, poiché possono associarsi ad una serie di diverse condizioni, determinate da molteplici cause.
Molti studiosi sono concordi nell’affermare che la cefalea abbia una forte componente ereditaria: se uno dei genitori (in particolare la madre) ne soffre, i figli potrebbero essere più soggetti al disturbo. Secondo altri, chi soffre di frequenti cefalee produrrebbe poche endorfine, gli ormoni deputati al mantenimento di uno stato di benessere e tranquillità.
Ambiente ed Alimentazione.
Gli elevati stress ambientali, fisici ed emotivi, che sono causa di uno sforzo eccessivo per l’organismo possono provocare una forte cefalea. Un’ esposizione ai raggi solari, la privazione di sonno, le variazioni altimetriche troppo brusche, i cambiamenti di clima, l’inquinamento atmosferico, luminoso o sonoro sono altri fattori di rischio e possibili con-cause.
Un altro fattore è sicuramente rappresentato dall’alimentazione: alcuni cibi dalla digestione particolarmente complessa (cioccolato, insaccati, formaggi stagionati, frutta secca, agrumi, fritti e caffè ad esempio) hanno un vero e proprio effetto vasodilatatore, per cui favoriscono l’insorgere della cefalea. Anche il digiuno e le diete troppo drastiche causano un’alterazione del livello degli zuccheri, che può portare episodi di cefalea.
L’eccessivo consumo di alcol, in particolare di vino rosso, più corposo, può provocare episodi di cefalea, e non soltanto dopo un’abbondante bevuta. Per molte persone basta assumere anche una minima quantità di alcolici per avvertire giramenti di capo e malessere. Anche il fumo influisce sulla cefalea: chi fuma troppo diminuisce l’apporto di ossigeno al proprio organismo, con conseguente vasodilatazione, una delle cause principali di mal di testa.
Causa delle cefalee nella donna è, infine, il ciclo mestruale o l’entrata nella menopausa, eventi che comportano una variazione del flusso ormonale nell’organismo.
In caso di mal di testa, può essere utile anche fare una visita oculistica: alcune cefalee sono infatti causate da difetti della vista o da uno stato di affaticamento degli occhi.
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La diagnosi.
La diagnosi esatta del tipo di cefalea di cui soffre una persona è un essenziale per poter organizzare una terapia corretta e la diagnosi è puramente clinica. Questo significa che dopo che la persona è stata sottoposta ad un esame medico di tipo generale e ad un esame neurologico, attraverso un colloquio attento ed approfondito si cercherà di ricostruire le caratteristiche specifiche di un certo tipo di cefalea.
Svolgere per proprio conto esami diagnostici, (es. risonanza magnetica nucleare, tomografia computerizzata, elettroencefalogramma, radiografie del cranio), risulta inutile si fini della ricerca di una causa della propria cefalea, poiché in quanto primaria, non ha per definizione alcuna causa dimostrabile con le metodiche attualmente disponibili, oltre che risultare costoso per la persona. Risulta quindi fondamentale l’osservazione che il medico svolge in collaborazione con il paziente.
LE PIU’ COMUNI FORME DI CEFALEA PRIMARIA.
La cefalea tensiva.
La cefalea di tipo tensivo è la forma di mal di testa più diffusa ed è causata dall’eccessiva contrazione dei muscoli del collo.
Colpisce prevalentemente il sesso femminile, con una maggior insorgenza intorno ai 30 anni.
E’ caratterizzata da episodi di mal di testa di durata variabile da pochi minuti a diversi giorni. Il dolore è descritto come compressivo/costrittivo (“come una morsa, come un peso”), bilaterale (spesso con distribuzione a “fascia” o a “casco”) ma con una intensità sopportabile. Il vomito e la nausea non sono sintomi associati comuni e il dolore non limita lo svolgimento dell’attività fisica. Si possono distinguere due forme: la forma episodica e la forma cronica. Entrambe possono essere associate o meno a contrazione muscolare dei muscoli peri-cranici, con una aumentata dolorabilità con manovre o strumenti specifici.
I fattori scatenanti più frequenti sono la tensione nervosa, lo stress, l’affaticamento mentale, lo sforzo attentivo o di concentrazione protratto ed il mantenimento prolungato di posture non idonee. In realtà, lo scatenamento di questo tipo di cefalea richiede la presenza concomitante di più di uno di questi fattori. Le persone più colpite sono generalmente gli studenti e le persone che fanno attività sedentarie. Questo fenomeno, che è quasi sempre da imputarsi a stress, tensione o stato ansioso. E’ caratterizzato da un dolore costante e non pulsante, che si aggrava se si fa pressione sui muscoli tesi.
Segni e Sintomi.
I sintomi si alleviano con il rilassamento psico-fisico. La mancanza di sonno è un altro fattore scatenante: il 40% degli individui sani presenti questo tipo di cefalea dopo deprivazione di sonno. A differenza delle emicranie, le cefalee tensive migliorano facendo attività fisica leggera e curando maggiormente l’ambiente di lavoro e la camera da letto. Risulta molto utile assumere una posizione più corretta alla scrivania e/o cambiare cuscino e/o materasso.
La cefalea di tipo tensivo episodica tende alla remissione nel corso degli anni, tuttavia, in alcuni casi si assiste alla trasformazione della forma episodica in quella cronica. La cefalea di tipo tensivo può associarsi frequentemente all’emicrania, configurando il quadro di emicrania con cefalea intervallare. Tale evenienza si verifica per lo più in pazienti con emicrania senza aura con lunga storia di malattia, con alta frequenza di attacchi e tendenza all’abuso di analgesici. E’ necessario che il medico formuli entrambe le diagnosi ed insegni ai pazienti a distinguere le due forme in modo da potere utilizzare i farmaci sintomatici di volta in volta più indicati ed evitare quelli inutili e controindicati.
La cefalea a grappolo.
La cefalea a grappolo é una malattia prevalente nel sesso maschile (70-90% dei casi), esistente in forma episodica e cronica. L’età media di insorgenza é intorno ai 30/35 anni, con una piccola maggioranza negli uomini oltre i 40 anni. La cefalea a grappolo è caratterizzata clinicamente da una particolare periodicità con l’alternarsi di periodi attivi definiti grappoli (durante i quali compaiono gli attacchi) e di fasi di remissione di assoluto benessere.
Questo tipo di cefalea causa un dolore continuo e bruciante, ma di minore durata rispetto all’emicrania (circa di tre ore al massimo). Solitamente è localizzato nella zona orbitale, e si accompagna a lacrimazione, sensibilità alla luce e congestione nasale. Talvolta la cefalea a grappolo si presenta durante il sonno notturno sotto forma di un intenso dolore capace di indurre il risveglio, anche perché chi ne soffre avverte un fastidio più forte se si trova in posizione distesa.
Le due forme: cronica ed episodica.
Nella forma episodica i periodi attivi hanno durata variabile da 2 settimane ad 1 anno, con fasi di remissione superiori a 14 giorni. In genere, nella forma episodica, la cadenza dei grappoli é annuale o biennale.
Nella forma cronica, invece, i periodi attivi hanno una durata superiore ad un anno, senza remissione o comunque con periodi di remissione inferiori ai 14 giorni. Durante i periodi attivi gli attacchi si presentano da una a più volte al giorno, con una media di 1-3 attacchi/die, soprattutto durante le ore notturne.
La fase acuta.
Gli attacchi sono caratterizzati da un dolore estremamente severo, trafittivo-lancinante, rigorosamente unilaterale, prevalentemente nella regione orbitaria, più raramenre sopraorbitaria e/o temporale, con una durata variabile da 15 a 180 minuti. L’attacco é tipicamente associato a ricca sintomatologia neurovegetativa sempre omolaterale al dolore. ( lacrimazione, arrossamento oculare, ostruzione nasale, secrezione nasale, ptosi palpebrale, miosi, sudorazione facciale o edema palpebrale).
A differenza dell’emicranico, il paziente con cefalea a grappolo durante l’attacco non riesce a stare fermo, appare irrequieto, a volte in preda ad una vera condizione di agitazione psicomotoria.
La cefalea a grappolo può essere scatenata da stimoli esterni quali l’assunzione di alcool, correnti d’aria fredda o calda, sonno, pasti copiosi, eventi stressanti. Tutti questi fattori sembrano potenzialmente scatenanti solo duranti i periodi attivi della malattia e mai in quelli intervallari. E’ interessante evidenziare che i soggetti sofferenti di questa particolare forma di cefalea presentano spesso mostrano caratteristiche morfologiche e fisionomiche analoghe. Spesso sono individui di statura più alta della media, corporatura atletica ed un viso caratteristico, definito come facies leonina. (zigomi sporgenti, cranio e mento ampi, rime palpebrali ristrette, rughe profonde, aspetto della pelle a buccia d’arancio e colorito rubizzo).
Spesso i soggetti con cefalea a grappolo sono forti fumatori e/o forti bevitori. La modificazione dello stile di vita (abolizione di fumo e di alcool) non sembra sortire effetti significativi sul decorso della malattia.
L’emicrania.
L‘emicrania è un tipo di cefalea che colpisce solo una parte del cranio, generalmente il lobo frontale, temporale o orbitale, presentandosi con un dolore pulsante che aumenta se si fanno movimenti bruschi. E’ una tra le malattie più diffuse nel mondo a carattere frequentemente famigliare. E’ probabilmente la malattia più frequente nell’età produttiva, con pesanti ripercussioni economiche. Ne soffre il 12% della popolazione mondiale, con picchi del 25% nelle donne in età fertile.
Esistono 2 forme di emicrania: una forma senza aura, di gran lunga più frequente (80-90% circa), ed in una forma con aura, più rara (10-20%). Nella emicrania con aura il dolore è preceduto da sintomi neurologici focali con durata variabile da qualche minuto ad 1 ora, completamente reversibili. L’emicrania senza aura esordisce nel 75% dei casi tra i 10 ed i 30 anni e tende attenuarsi e poi a scomparire scomparire oltre i 50 anni.
Gli statunitensi stimano che i costi per ridotta produttività oscillino negli USA tra i 5 ed i 17 miliardi di dollari/anno, mentre in Italia sono stati stimati almeno 12 milioni di giorni lavorativi persi ogni anno con un costo di oltre 3 miliardi di euro per la sola perdita di produttività.
La predisposizione è ereditaria, ed è un disturbo che colpisce in prevalenza le donne. Tra i sintomi associati ci possono essere diarrea, nausea, pallore e vomito, oltre alla cosiddetta “aura”. Le emicranie hanno, in genere, una durata variabile dalle 3 alle 7 ore, e si presentano spesso, durante la gravidanza, anche in quelle donne che non ne hanno mai sofferto. Si pensa che l’emicrania sia dovuta alla contrazione e poi alla successiva dilatazione dei vasi sanguigni che circondano il cervello. Questo movimento sarebbe in grado di “irritare” le terminazioni nervose.
L’emicrania compare sotto forma di attacchi periodici separati da intervalli di benessere. L’attacco emicranico si manifesta con dolore di intensità moderata o severa, generalmente pulsante ed unilaterale. Il dolore di solito peggiora con la normale attività fisica ed è associato a nausea/vomito e/o fotofobia e fonofobia. La durata dell’attacco varia da 4 ore fino a 3 giorni.
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La nevralgia del trigemino.
La nevralgia del trigemino è un’ altra forma di cefalea, che fa parte delle nevralgie cranio-facciali, e si presenta solitamente dopo i 50 anni. Può essere dovuta a processi infiammatori, tumorali, fratture a livello facciale ed endocranico, aneurismi o Sclerosi Multipla. A volte viene “scambiata” per un comune mal di testa, ma la sua diagnosi ed il relativo trattamento, sono diversi. Si presenta solitamente con un dolore intenso e bruciante che insorge improvvisamente in seguito a movimenti del viso quotidiani. (ad esempio farsi la barba, ridere, sbadigliare). Chi soffre di questa cefalea presenta spesso sul volto delle zone sensibili che, se stimolate, provocano il mal di testa che, generalmente, non ha lunga durata ma porta ad uno stato psicologico di continua preoccupazione.
Una buona prevenzione.
Condurre una vita sana e regolare aiuta a prevenire il mal di testa, soprattutto se si è già predisposti a questo disturbo. Un ruolo importante lo riveste la gestione della propria giornata e del sonno. Un riposo notturno soddisfacente e dalla durata proporzionata alle nostre effettive esigenze (mediamente sulle 6/8 ore di sonno) permette di affrontare la giornata in modo positivo e rilassato. Bisogna rispettare orari regolari di addormentamento e di sveglia, così da regolare in modo giusto l’orologio biologico interno.
Dormire troppo o troppo poco rispetto alle proprie esigenze, infatti, è un fattore che influisce sui ritmi biologici, alterando la produzione ormonale e, in generale, tutto l’equilibrio dell’organismo. Questa condizione può portare facilmente ad un attacco di mal di testa.
Molte persone pur non denunciando un mal di testa “regolare”, presentano questo disturbo il giorno dopo essersi addormentate più tardi rispetto all’orario solito. Esiste anche una forma di cefalea che compare nel fine settimana, quando cambiano gli orari e le abitudini tenuti solitamente durante tutta la settimana.
Le sigarette sono nemiche delle persone affette da mal di testa.
La nicotina accentua la vasodilatazione ed il monossido di carbonio che penetra nell’organismo entra in circolo con il sangue, diminuendo l’afflusso di ossigeno a tutti i tessuti, cervello compreso.
Anche le bevande alcoliche possono scatenare il mal di testa.
L’alcool ha proprietà vasodilatatorie e per chi già soffre di cefalea, può bastare anche solo una modica quantità di alcol per scatenare il mal di testa. Il consiglio è di astenersi completamente dall’assunzione di alcol o di limitarne fortemente l’assunzione. Discorso diverso per quei mal di testa dovuti ai postumi di una ubriacatura, disturbo che si presenta, in genere, il giorno dopo. I metodi classici per “smaltire la sbornia” (bere caffè, correre, mangiare miele) possono persino peggiorare il mal di testa; la cosa migliore è rilassarsi e aspettare che passi, dato che ci penserà autonomamente il fegato a rimediare alla situazione (quest’organo è in grado di smaltire mediamente 0,15 grammi di alcol per ogni chilo corporeo).
Svolgere una sana e regolare attività fisica risulta un ottimo metodo, insieme agli altri citati, per prevenire il mal di testa. L’attività fisica andrà impostata in base alle esigenze di ogni individuo e dovrà essere adeguata alle esigenze individuali, senza esagerare. Altro aspetto molto importante ma sottovalutato, è l’alimentazione. Un’alimentazione equilibrata e tarata sulle esigenze individuali rappresenta un grosso aiuto in fatto di prevenzione, in senso lato. Spesso questi due fattori vengono poco considerati in quanto è più comodo “affidarsi” ad un farmaco (basta solo andarlo a comprare), piuttosto che impegnarsi a migliorare se stessi ed il proprio stile di vita!
Il ruolo dell’Osteopatia.
Nei casi di cefalea si hanno degli ottimi risultati attraverso il trattamento osteopatico. E’ un approccio indicato per tutti, ma soprattutto per chi voglia evitare gli effetti collaterali dei farmaci sintomatici (es. danno alla mucosa dello stomaco) e dei farmaci profilattici (sonnolenza, aumento dell’appetito e del peso).
La comprensione ed il trattamento dei dolori cranio-facciali presuppongono la conoscenza dell’innervazione dolorifica del cranio, alla base della sintomatologia. Tra questi, il sistema trigeminale e le prime radici del plesso cervicale, deputati all’innervazione dolorifica extra-cranica ed intra-cranica. I generatori di dolore cranico pertanto sono tutti i tessuti dotati di nocicettori (recettori del dolore), i nervi cranici e le stazioni della via del dolore a livello centrale (sostanza reticolare, talamo, corteccia parietale), in quanto, un’alterata modulazione provoca una alterata percezione.
L’Osteopata va alla ricerca delle cause che possono aver portato all’aumento della stimolazione nocicettiva cranica.
Tra le cause da indagare ve ne possono essere diverse.
- Una deviazione dalla norma dell’afflusso arterioso e/o del deflusso venoso cranico.
- Una condizione mentale anormale, intesa in senso lato e funzionale non necessariamente in senso patologico, con ripercussioni sul meccanismo respiratorio cranico. Uno stato di tensione eccessiva dei muscoli peri-cranici, masticatori compresi.
- Una disfunzione cranica a carico dell’orbita o delle alte vie aeree.
- Anomalie di organi o strutture extra-craniche, ad esempio la colonna cervicale, l’ osso sacro, il mediastino, in virtù della continuità tra le fasce del corpo e la dura madre intra-cranica.
- Anomalie degli organi addominali, dal cui corretto funzionamento dipende la salute di tutti gli altri organi del corpo.
Le più recenti acquisizioni in ambito specialistico (Bendtsen, Jensen 2010) raccomandano un approccio alla cefalea di tipo empirico, il più possibile integrato (nutrizione, psicoterapia, biofeedback, ralaxation training…) e confezionato ad personam. Trattandosi di una patologia multi-fattoriale, il trattamento osteopatico risponde a pieno, per definizione, ai criteri di olismo ed approccio individuale.