Cos’è la plagiocefalia?
Per definizione, la plagiocefalia è una deformità (forma anomala) del cranio. Esistono due forme, una congenita, o primaria, ed una da deformazione, o secondaria. La plagiocefalia congenita si sviluppa in conseguenza della posizione assunta in utero, oppure a causa delle forze di azione durante il travaglio ed il parto, e possiede una forte componente evolutiva. La plagiocefalia secondaria invece, si ritiene che si sviluppi a causa di una combinazione tra le forze tessutali anomale dovute au una sottile asimmetria cranica e l’abitudine di dormire in posizione supina.
Dal punto di vista clinico osteopatico, la plagiocefalia può essere interpretata in termini di strain primari o secondari. Gli strani primari possono comparire in utero come conseguenza di una posizione anomala, oppure durante il travaglio. Se non trattati, i bambini affetti da plagiocefalia primaria possono sviluppare torcicollo e/o scoliosi.
La plagiocefalia primaria normalmente viene diagnosticata poco dopo la nascita. Quella secondaria si sviluppa invece come risposta ad uno strain proveniente da un’altra parte del corpo. Spesso la forma secondaria passa inosservata finché il bambino non ha alcuni mesi di vita.
Plagiocefalia primaria.
La plagiocefalia primaria si sviluppa in conseguenza della posizione assunta in utero, oppure a causa delle forze di azione durante il travaglio ed il parto, e possiede una forte componente evolutiva. Tra i fattori di rischio si possono includere la primiparietà, il parto assistito, il travaglio prolungato, il cefaloematoma, la gestazione gemellare e la costrizione intrauterina. (Dias&Klein 1996, Littlefield et al. 1999, Petisch et al. 2002).
La plagiocefalia può essere classificata in base alla forma della testa del neonato. In genere, la testa di un neonato con plagiocefalia possiede la forma di un parallelogramma di tipo romboide con preminenza di uno dei quadranti posteriori e del quadrante anteriore contro-laterale del cranio. Le orecchie non sono allo stesso livello e di norma è presente qualche asimmetria facciale. Il parallelogramma può svilupparsi come conseguenza del torcicollo, ma nella maggior parte dei casi è presente uno strain laterale della base cranica.
L’interpretazione osteopatica.
L’asimmetria è generalmente più pronunciata in uno dei quadranti a seconda della direzione della rotazione. Di norma le asimmetrie facciali sono più frequenti quando lo strain primario interessa lo sfenoide. Se invece interessa l’occipite, la deformazione è spostata posteriormente e gli adattamenti a livello dell’ OAE emulano i sintomi del torcicollo.
Il malposizionamento della testa e del collo possono contribuire allo sviluppo di squilibri posturali e al ritardo nell’acquisizione delle prime tappe evolutive. Nei neonati e nei bambini piccoli con torcicollo spastico o vertigine parossistica è opportuno verificare la presenza di strain laterali. Raramente la deformità a parallelogramma interessa esclusivamente la volta e non la base cranica.
Ad esempio, testa brachicefala risulta più larga sul piano coronale e verticale mentre è più stretta sull’asse antero-posteriore. Questa condizione può instaurarsi per l’abituale postura in decubito supino oppure per uno strain della base cranica. Un modello in flessione nella base cranica può determinare l’aspetto brachicefalo della testa. In questo caso la parte posteriore del cranio sarà tondeggiante e non appiattita. Nel caso in cui la parte posteriore del cranio fosse appiattita ed il viso simmetrico, occorrerebbe considerare la presenza di uno strain verticale con basi-sfenoide in superiorità. Quando la faccia è ampia ed appiattita, mentre l’occipite è tondeggiante, potrebbe essere presente invece uno strain verticale con basi-sfenoide in inferiorità.
La testa scafocefala risulta stretta sul piano coronale ed allungata sull’asse antero-posteriore. Questa condizione, nella maggior parte dei casi, è associata ad una prematurità ed un modello in estensione della base cranica.
La plagiocefalia da deformazione (secondaria).
Si ritiene che la plagiocefalia da deformazione si sviluppi come conseguenza di una combinazione tra forze tessutali anomale a causa di un’asimmetria cranica e all’abitudine di dormire in decubito supino (pancia in sù). (Argenta et al. 1996, Mulliken et al. 1999, Peitish et al. 2002). Di solito i genitori, pensando che sia la posizione più comoda per il neonato, non ci fanno troppo caso.
L’appiattimento del cranio si osserva leggermente più spesso a destra che a sinistra, e più nei maschi rispetto alla femmine. (Turk et al. 1996, Mulliken et al. 1999, Peitish et al. 2002).
Gli strain tissutali presenti nel collo e nella schiena possono essere trasmessi attraverso la base e la volta cranica. Questo avviene principalmente nei casi di torcicollo e scoliosi. Il torcicollo, a volte, non crea distorsioni dirette sul cranio, ma costringe il neonato in una posizione scomoda, che a sua volta può distorcere la volta cranica, senza creare uno strain significativo alla base.
Oltre al trattamento osteopatico, che andrebbe eseguito il prima possibile, è necessario anche incoraggiare il bambino ad assume posizioni differenti per evitare l’aggravamento della deformità. Questo rende necessaria la partecipazione attiva dei genitori.
Diagnosi differenziale.
In ogni caso di plagiocefalia è necessario considerare di escludere un’eventuale craniosinostosi. Alcuni indizi clinici possono contribuire a stabilire se un bambino affetto da plagiocefalia stia sviluppando la craniosinostosi.
Un rallentamento o l’arresto della crescita della circonferenza della testa, un peggioramento della plagiocefalia, un ritardo nello sviluppo, una prominenza ossea palpabile ed un modello anomale della crescita dei capelli, sono segni associati alla craniosinostosi. Un esame radiografico risulta prezioso, nonostante la natura cartilaginea del cranio del neonato. La tomografia computerizzata o una semplice rx della testa, possono essere utilizzate per controllare le caratteristiche delle suture e la presenza o meno di ossificazione. In caso di plagiocefalia grave, il bambino è a rischio di sviluppare craniosinostosi, per cui è fondamentale un controllo adeguato e tempestivo. La correzione chirurgica invece è necessaria per evitare le limitazioni nella crescita della volta oltre ad eventuali impedimenti nello sviluppo del cervello.
Il trattamento osteopatico in casi di plagiocefalia primaria.
In caso di plagiocefalia primaria, la programmazione dei trattamenti è molto importante. La risoluzione degli strani membranosi e fluidici, subito prima di uno scatto di crescita, sembra permettere all’organismo di ristabilire l’equilibrio tissutale nell’area distorta. Diventa più complicato risolvere questi strain dopo che i meccanismi ossei, membranosi e fluidici hanno stabilito rapporti più maturi. Questo sembra avvenire verso la fine del primo anno di vita. Anche se la plagiocefalia è dovuta ad uno strain meccanico, è molto diversa da quella che si osserverebbe in un bambino più grande o nell’adulto. Nel neonato le componenti della testa sono cartilaginee e le suture non sono ancora sviluppate.
Se lo strain iniziale è avvenuto nella base cranica, la deformità della volta è una conseguenza e si risolve con la normalizzazione dei meccanismi della base. L’unica articolazione veramente funzionale nella testa del neonato è l’occipito-atlantoidea. Per questo motivo i condili sono di solito coinvolti nelle plagiocefalie che si originano nella base cranica. Nella maggior parte dei casi vi è uno strain tra occipite ed atlante, a volte con interessamento di C2/C3.
C3 è un’area di giunzione delle vertebre cervicali dove vengono compensate le forza che compaiono nel complesso superiore con quelle provenienti dal basso. Un’altra area molto importante è la falce cerebellare, spesso interessata dalla plagiocefalia che si origina nella base. La falce cerebellare si estende verso il basso a partire dal tintorio, lungo la linea mediana della lamina interna del sovra-occipite, fino ad inserirsi sul periostio dell’arco neurale di C1-C2-C3.
La plagiocefalia primaria che si origina nella volta è più sensibile al trattamento nella prima settimana circa. Siccome capita spesso che questi bambini vengano portati dall’osteopata più tardi, è necessario trovare qualche modifica comportamentale per scoraggiare il neonato che tende a rimanere sulla zona appiattita.
Il trattamento osteopatico in casi di plagiocefalia secondaria.
Nei casi di plagiocefalia secondaria, bisogna eliminare eventuali strain meccanici o tensioni anomale che contribuiscono al mantenimenti della distorsione delle ossa craniche, oltre a far si che il bambino non tenda a giacere sulla parte appiattita.
La plagiocefalia da torcicollo, o concomitante con esso, non può migliorare finché non si risolvono gli strain meccanici del collo, nella giunzione cranio cervicale e nella base cranica. Allo stesso tempo è necessario far sì che il bambino utilizzi i muscoli cervicali in modo più equilibrato e cambi la posizione assunta durante il sonno. Anche in questo caso è necessario coinvolgere attivamente i genitori.
Consigli utili per i genitori.
Posizonare il bambino in posizione prona (pancia in giù), sempre con mamma o papà vicino, o chi per essi, è un modo per incoraggiarlo a cercare di sollevare la testa utilizzando i muscoli estensori cervicali. Se i genitori sono sicuri di non distrarsi, si può anche permettere al bambino di fare un sonnellino in questa posizione, che però è assolutamente sconsigliata per dormire durante la notte.
Far sdraiare il bambino sul lato non interessato può contribuire a fargli cambiare posizione assunta nel sonno. Questo può essere realizzato arrotolando un piccolo asciugamano o un pannolino, inserendolo in una piccola federa ed adagiando il neonato su un fianco con la schiena appoggiata a questo supporto. La culla può essere posizionata in modo che la direzione dalla quale i membri della famiglia si avvicinano alla culla, si trovi dal lato non interessato. Per la notte, si può posizionare la culletta vicino al letto dei genitori, in modo che il piccolo, che tenderà a guardare verso la mamma, stia girato dal lato non interessato dalla plagiocefalia. Ad esempio, se è interessata l’area parietale-occipitale destra, la mamma dovrà mettersi in modo che il bimbo stia girato dalla parte opposta, per guardarla.
L’utilizzo di una culla da poter agganciare al letto e far si che il piccolo possa essere più vicino alla mamma rappresenta un’ottima soluzione. Persino i giocattoli e qualsiasi altri oggetto interessante per il piccolo, dovranno essere sistemati verso il lato non appiattito.
L’allattamento.
Si può decidere di allattare in posizioni differenti ma, in particolare nelle prime settimane, una posizione corretta sia per la neomamma che per il bebè è utile per evitare dolore ai capezzoli ed avviare bene l’allattamento.
Come trovare la posizione ideale?
- Trova una posizione comoda per te, che assicuri sostegno alla schiena. Per agevolare il riflesso di eiezione del latte, dovresti sedere in una posizione rilassata.
- Accosta il piccolo a te in modo che non debba girare la testa per arrivare al seno e abbia le anche flesse. Bocca e naso devono essere rivolti verso il capezzolo.
- Sostieni il seno per far sì che non prema sul mento del piccolo.
- Con la mano libera, orienta il seno nella stessa direzione della bocca del bambino, in orizzontale o in verticale.
- Tieni una bevanda a portata di mano.
- Rilassati, e se il piccolo ti fa male, staccalo delicatamente utilizzando un mignolo sull’angolo della bocca e riprova.
Nei casi di plagiocefalia si dovrà preferire inizialmente un lato piuttosto dell’altro nella maggior parte delle posizioni, per favorire uno sviluppo omogeneo della muscolatura.
Alcuni esempi di posizioni per allattare al seno.
Posizione a culla.
Quella a culla è senz’altro la posizione di allattamento più comune e funziona praticamente ovunque. È ottima per le mamme e i bambini con una lunga esperienza di allattamento, ma può risultare difficile per le principianti, perché la mamma non riesce a offrire al bimbo il supporto ottimale necessario per attaccarsi.
- Assicurati che la punta del naso del bambino si trovi allo stesso livello del tuo capezzolo. Per attaccarsi in questa posizione, il bambino deve ripiegare leggermente la testa all’indietro, facilitando così la suzione e la respirazione.
- Usa la mano libera per orientare il capezzolo nella stessa direzione della bocca del bambino.
- Evita di avvicinare il bambino al seno spingendogli la testa. In questo modo, infatti, il suo naso toccherà il seno e non riuscirai a vedergli il viso. Le labbra del bambino devono essere rivolte verso l’esterno.
Posizione dell’abbraccio trasversale.
La posizione dell’abbraccio trasversale ti consente di sostenere il bambino in modo ottimale durante la fase di apprendimento. Quando il bambino ha imparato ad attaccarsi correttamente, le mamme passano in genere alla posizione a culla.
- La tua mano sostiene la testa, mentre l’avambraccio la schiena. Se il bambino è accolto dal tuo braccio destro, la poppata avverrà dal seno sinistro e viceversa.
- Dai forma al seno, partendo dal basso, con la mano libera. La forma che dai al seno e la bocca del bambino si adatteranno alla perfezione. Quando il bambino si è ben attaccato e sta poppando, puoi prenderlo con l’altro braccio e portarlo nella posizione a culla.
Posizione a rugby.
Questa posizione offre il miglior sostegno per l’attacco: è facile portare il bambino verso il seno e puoi anche vederne tutto il volto. È una posizione ottimale per allattare un bambino nervoso, perché stringendolo saldamente contro il tuo corpo lo farai sentire più al sicuro. È una posizione molto valida anche per allattare bambini sonnolenti. Basta sistemarlo affinché sia quasi seduto accanto a te.
- Il bambino è accolto nel braccio sinistro quando si alimenta dal seno sinistro e nel braccio destro quando si alimenta dal seno destro.
- La tua mano sostiene la testa, l’avambraccio la schiena.
- I piedini si trovano a metà tra la schiena della mamma e lo schienale della poltrona. Il corpo del bambino è piegato a 90°.
Posizione sdraiata di lato.
E’ una posizione per mamme esperte, molto comoda e pratica da utilizzare durante la notte, ma potrebbe presentare qualche difficoltà per le mamme ancora inesperte.
- Distendi il bambino lateralmente, pancia a pancia.
- Il bambino deve trovarsi più in basso rispetto al tuo seno (il capezzolo deve toccare il suo naso). Sostieni la sua schiena con un asciugamano o un cuscino.
- Il bambino avvertirà la presenza del capezzolo e si solleverà per raggiungerlo; questo permetterà al naso di allontanarsi dal seno e garantirà una respirazione ed una suzione libera, oltre a permetterti di vedere il viso del tuo piccolo.