Trigger Point: cause e sintomi principali.

Trigger Point: cause e sintomi principali.

Cosa sono i trigger point?

La definizione più classica e tecnica di trigger point, a mio avviso è questa:

 

Un’area localizzata, altamente irritabile, di peculiare dolorabilità in un nodulo di una banda tesa, palpabile, di muscolo scheletrico. (Travell e Simons, 1993)

 

trigger pointLe aree possono variare per dimensioni, da più piccole a più grandi, e possono essere percepite sotto la superficie. Generalmente sono descritti come dei “noduli” e la sensazione descritta dalla persona è come un groviglio. Le dimensioni di un nodulo di trigger point sono rapportate in base a dimensione, forma e tipo di muscolo colpito.

La digitopressione del trigger point, solitamente evoca dolore. In alcuni casi il dolore emerge distante dal punto trigger coinvolto. Una caratteristica di molti trigger points e’ quella di causare dolore in aree localizzate ad una certa distanza dal punto stesso. 

I trigger point miofasciali possono essere coinvolti in tutte lue tipologie di dolore muscolare meccanico e muscolo-scheletrico. Esistono sia punti trigger attivi, che solitamente causano un dolore più acuto, sia trigger point latenti (o inattivi), che possono provocare un dolore più sordo. Generalmente, a partire da trigger point latenti, il dolore tende a cronicizzarsi.

Dove si sviluppano i trigger point?

I trigger point si sviluppano nella fascia muscolare, e solitamente, al centro del ventre muscolare, a livello della placca motrice. Questi punti trigger vengono definiti primari. Quelli secondati (o satellite), in genere sei formano in risposta ai primari, lungo le linee di stress fasciali. Non si hanno delle informazioni certe, ma è possibile che  queste linee di stress, possano formarsi già durante l’embriogenesi. Quello che possiamo affermare con più certezza, è che fattori come l’invecchiamento, la costituzione corporea, la postura, l’inattività fisica o l’aumento di peso corporeo, svolgono un ruolo chiave nell’insorgenza e manifestazione dei trigger point.

 

Come si individuano i trigger point?

Nel 1957, Janet Travell scoprì che i trigger point “generano e ricevono” impercettibili correnti elettriche. Attraverso alcuni esperimenti, accertò che l’attività dei punti trigger  può essere quantificata con l’elettromiografia (EMG). Quando una parte del muscolo presenta una contrazione, come nel caso di un trigger point, si genera un picco di forma d’onda localizzato.

trigger pointUna dimostrazione meno scientifica, ma più semplice, per accertare la presenza di un punto trigger è la palpazione. I trigger point sono localizzati, nodulari, distinti e tipicamente dolenti. Inoltre danno luogo ad aree riproducibili, di dolore riferito.

 

Agopuntura e trigger point.

Anche se in alcuni casi ci può essere sovrapposizione tra punti trigger e punti di agopuntura, bisogna distinguere le due cose. La differenza principale è la visione di partenza: l’agopuntura fa parte della MTC (Medicina Tradizione Cinese), mentre i trigger point fanno parte della Medicina Occidentale. Già solo questo punto di partenza dovrebbe far capire che sono due punti di vista differenti, anche se in alcuni casi possono esserci delle sovrapposizioni. Ciò che è certo è che la Medicina Cinese è più antica rispetto alla medicina occidentale, e soprattutto rispetto alla scoperta dei trigger point. Ci sono tutt’ora alcuni studi sull’agopuntura e negli anni magari si arriverà a comprendere meglio sia la MTC che i punti trigger.

 

Lo sviluppo dei trigger point.

I punti trigger si sviluppano nei sarcomeri caratterizzati da un eccesso di attività. Tra le ipotesi possibili per cui questo fenomeno accada ci sono:

  • aumentata produzione di acetilcolina;
  • cambiamenti del metabolismo del calcio;
  • ipertensione;
  • stress;
  • iper-stimolazione neurologica.

I mio-filamenti di actina e miosina non hanno più la stessa libertà di scorrimento, che porta il sarcomero ad essere in una posizione di “accensione” permanente. => contrazione.

Questo stato di contrazione porta ad alcune variazioni chimiche locali.

  • Ischemia localizzata.
  • Maggiori richieste metaboliche.
  • Maggiori richieste energetiche.
  • Mancata ricettazione degli ioni calcio all’interno del reticolo sarcoplasmatico.
  • Infiammazione localizzata.
  • Compressione.
  • Crisi energetica.
  • Aumentata produzione di agenti infiammatori che sensibilizzano fibre del dolore e del SNA.

Se tutto ciò viene protratto nel tempo, il calcio non potrà più essere captato all’interno dei filamenti di actina e miosina, arrestando la funzione del sarcomero.

L’organismo, per far fronte a questa situazione, aumenta l’apporto di sangue al sarcomero (vasodilatazione). Il tutto porta allo sviluppo del fenomeno infiammatorio.

 

trigger pointLa classificazione dei trigger point.

I trigger point centrali si trovano sempre al centro del ventre muscolare. Nei muscoli pennati, per loro conformazione, possono essere presenti più punti centrali.

Nelle zone adiacenti, all’interno dell’area di dolore riferito, si possono creare dei trigger point in risposta a quelli centrali, definiti satellite. La risoluzione del punto centrale, quasi sempre ha un’azione di riflesso benefica per i punti satellite.

Definiamo trigger point attivi, quei punti che causano dolore alla palpazione ed evocano dolore in un’area riferita.

I trigger point possono essere anche inattivi, portando a maggiore rigidità, ma non dolore. Questi punti possono attivarsi in risposta ad uno stimolo (es. trauma) o in seguito ad un’attivazione di un punto trigger primario.

 

trigger pointSegni e Sintomi.

Il dolore è un sintomo complesso, che viene percepito in modo diverso da persona a persona. Il dolore riferito è il sintomo che definisce un trigger point (TP) miofasciale.

I pazienti descrivono la qualità del dolore riferito come profondo e/o lancinante ed il movimento può aggravarne i sintomi.

L’intensità del dolore varia in base a diversi fattori:

  • localizzazione;
  • grado di irritabilità;
  • TP attivi o latenti;
  • TP primari o satelliti;
  • sede del TP;
  • danno tessutale associato;
  • invecchiamento;
  • cronicizzazione del TP;
  • localizzazione/flessibilità o rigidità della zona.

Tra i sintomi principali più noti, ci sono alterazioni del SNA, tra cui:

  • ipersalivazione;
  • epifora (lacrimazione eccessiva);
  • congiuntivite (arrossamento degli occhi);
  • ptosi (caduta delle palpebre);
  • visione offuscata;
  • aumentata secrezione nasale;
  • pelle d’oca.

 

trigger pointEffetti sul SNA e valutazione.

Le fibre del Sistema Nervoso Autonomo sono implicate nella patogenesi dei trigger point. E’ stato dimostrato che il trattamento terapeutico dei trigger point miofasciali determina effetti sul sistema nervoso autonomo.

Per quanto riguarda l’esaminazione, può essere effettuata sia in stazione eretta, che decubito o laterale, a seconda dell’area interessata. Nel muscolo grande pettorale, ad esempio, i punti trigger principali, sono situati nella zona claveare ed in questo caso, una presa “a pinza”, permette di esaminare meglio la zona. La posizione più comoda in questo caso è quella da seduta.

 

Igiene posturale e attività fisica.

Come sempre, risultano molto utili dei semplici consigli di igiene posturale, da fornire al paziente. Una postura lavorativa non adeguata ad esempio, può favorire l’instaurarsi di trigger point. Anche le abitudini quotidiane, svolte in maniera scorretta, non sono salutari, così come la postura durante il sonno. Vi è mai capitato di svegliarvi al mattino con il formicolio al braccio? Ecco, forse avete dormito con il braccio sotto la testa perché il vostro cuscino è troppo basso.

E’ sempre bene consigliare di svolgere una regolare attività fisica, ovviamente in base alle esigenze ed alle caratteristiche individuali. Metter insieme una parte di attività aerobica, una parte di lavoro sulla mobilità articolare ed una parte di rinforzo muscolare rappresenta l’optimum. Poi in base alla voglia ed alla disponibilità di ogni persona, si dovrebbe costruire il percorso più idoneo.